Il Trapianto
Definizione
Si individuano quindi due fasi: il prelievo della parte da un soggetto detto donatore, e il successivo trapianto o innesto della stessa su di un soggetto detto ricevente, con l'eventuale rimozione dell'omologo nativo malato. Si possono trapiantare organi (rene, fegato, cuore, polmone,intestino), tessuti (cornee, osso, cartilagini, valvola cardiaca, vasi sanguigni, cute), o insiemi complessi (mano).
Esistono diverse tipologie di trapianto, a seconda della tipologia del donatore (che può - per alcuni tipi di organo - essere una persona vivente), ma anche a seconda del tipo stesso di trapianto, il quale può essere di due tipi: ortotopico (l'organo originario malfunzionante viene rimosso, e l'organo del donatore viene piazzato nella stessa posizione anatomica dell'organo originario) oppure eterotopico (un nuovo organo viene affiancato a quello vecchio non più funzionante, che però rimane al proprio posto; questo tipo di trapianto viene detto anche ausiliario).
Dal punto di vista clinico il trapianto è l'unica possibilità di cura per un vasto gruppo di malattie degenerative, talora ad evoluzione acuta, in cui la terapia sostitutiva non è sempre possibile.
La rimozione di un organo o tessuto da un organismo donatore è un prelievo di organi o tessuti; il termine espianto va riservato, invece, alla rimozione chirurgica di un organo precedentemente trapiantato e rimosso per diversi motivi (non funzionamento, trapianto "domino")[1]. Nella lingua d'uso comune il termine "espianto" è spesso usato nel senso di "prelievo". Il termine di "trapianto" a rigore dovrebbe essere riservato agli organi, mentre per definire l'impianto di tessuti si usa il termine "innesto": ad es., "trapianto di cuore"; "innesto di valvole cardiache".
Trapianti più diffusi:
Innesti più diffusi:
Per il sangue si parlerà di trasfusione.